Cos’è la Memoria?
Perché è così importante?
Come funziona?
Sono solo alcune delle domande che ognuno di noi prima o poi si pone nella vita, pur lasciandole spesso senza risposta. La Memoria spesso, o quasi sempre, si dà per scontata: come il fatto di avere due occhi, due orecchie, due mani…ecc.
Sono quasi certo che anche tu penserai che la memoria si possa migliorare… (ne parliamo nello specifico di questo in questo articolo: clicca qui 😉
Quello che devi innanzitutto considerare è che la Memoria, come ogni cosa creata dalla natura, è un meccanismo perfetto e ha delle potenzialità enormi, di cui l’uomo, oggi ne sa sfruttare (purtroppo) solo una minima parte.
Per migliorare qualcosa bisogna conoscerlo a fondo…quindi, per capire come poter sfruttare al meglio questa potenzialità che appartiene naturalmente a tutti noi, dobbiamo per prima cosa partire dalle origini e iniziare a capirci qualcosa di più.
La memoria
Che definizione di MEMORIA da Wikipedia?
“La memoria è la capacità del cervello di conservare informazioni, ovvero quella funzione psichica o mentale volta all’assimilazione, alla ritenzione e al richiamo, sotto forma di ricordo, di informazioni apprese durante l’esperienza o per via sensoriale. La memoria può essere trattata, in maniera complementare, studiando i processi neurofisiologici associati presenti nel cervello e quelli psicologici, cioè dal punto di vista soggettivo intrapersonale.
La memoria è presente, a vari livelli, in tutti gli esseri animali; la sua importanza primaria sta nel fatto che non esiste alcun tipo di azione o condotta senza memoria (ad esempio nella condotta sociale, oppure nei fenomeni di rinforzo nell’apprendimento animale). Si può considerare inoltre la memoria come una delle basi che rendono possibile la conoscenza umana e animale, proprio in virtù della capacità di apprendimento, assieme ad altre funzioni mentali quali elaborazione, ragionamento, intuizione, coscienza.”
Questa definizione, apparentemente un po’ complessa, sintetizza in maniera completa il significato di questa parola, che è da secoli oggetto di studi ed esperimenti.
Un po’ di storia.
Il nome Memoria deriva dal nome della Dea Mnemosine, che aveva come potere proprio quello della prodigiosa memoria e la leggenda narra che fu proprio lei a dare nomi a parole astratte che tutt’oggi si utilizzano nel linguaggio.
Il primo episodio di memoria “incredibile” lo possiamo trovare tornando indietro fino al 470 a.c. dove Cicerone (che per tanti è sinonimo di sapere e quindi memoria) scrive nel suo “De Oratore” una storia che, sotto forma di leggenda, riporta la nascita della prima tecnica di memoria.
Narra di un certo Simonide di Ceo, cantante di poesie, che una sera stava lavorando a casa di un nobile di nome Scopa a Salonicco in Grecia. La serata non fu però delle migliori tanto che Scopa, il nobile, lo liquidò pagandogli solo la metà del salario pattuito e dicendogli che la metà mancante avrebbe dovuto chiederla ai “figli di Zeus” ovvero i protagonisti della lode cantata quella sera. I due ragazzi chiesero di lui fuori dall’abitazione di Scopa, ma quando uscì dalla sala non trovò nessuno e proprio in quel momento successe un disastro: il tetto della casa crollò seppellendo e rendendo irriconoscibili tutti i corpi che erano presenti in quella casa. Simonide, identificò corpo dopo corpo, ricordando l’esatto ordine nel quale erano sedute le persona a tavola, così riuscirono a consegnare le salme ai rispettivi familiari.
Lo stesso Cicerone utilizzava le mnemotecniche e proprio a lui si deve la creazione di una tecnica che porta il suo nome “i loci ciceroniani”, grazie alla quale riusciva a memorizzare con facilità lunghi discorsi e comizi.
Dopo Simonide di Ceo e Cicerone sono stati tanti i personaggi che si sono dedicati allo studio delle tecniche mnemoniche come Pico della Mirandola, Giordano Bruno, Leibniz che sicuramente erano molto stimolati nel ricordare le informazioni, non avendo a loro disposizione strumenti come PC, smartphone, agende elettroniche ecc.
Solo alla fine del sec. XIX il problema della memorizzazione è stato affrontato scientificamente; fu formulata, ad esempio, l’ipotesi dell’esistenza di due tipi di memoria, una a breve, l’altra a lungo termine.
E un po’ di scienza…
Ma COSA SUCCEDE NELLA NOSTRA TESTA QUANDO MEMORIZZIAMO?
Per spiegarti questo principio userò un aneddoto molto elementare ma che ti farà capire ancora di più come funziona questo processo.
Prova a immaginare l’edificio di una scuola con davanti il suo giardino.
Non essendo recintato questo giardino, i bambini, quando entrano a scuola arrivano da tutte le parti calpestando l’erba ed entrando a scuola.
Ovviamente se si pesta l’erba poche volte succede che questa si schiaccia un po’, ma basta un soffio di vento per risollevarla e il prato torna bello come prima.
Se invece a questo prato viene messo una recinzione con il cancello di ingresso, ecco che i bambini, quando arrivano a scuola, passeranno tutti da lì e calpesteranno tutti quanti il medesimo tratto di prato, e questo creerà un solco.
Il solco si crea quando i bambino fanno circa 100 passaggi a piedi.
Se i bambini andassero a scuola in motorino di passaggi ce ne vorrebbero 50.
E se ci andassero in auto ci vorrebbero 3 o 4 passaggi al massimo.
E se finito di studiare tornassero a scuola con la ruspa … ci vorrebbe solo un unico passaggio (con la voglia di buttare giù la scuola).
Ti starai chiedendo cosa c’entra tutto questo con la memoria?
Questa è una metafora di quello che accade sulla nostra corteccia cerebrale quando memorizziamo, cioè: i passaggi a piedi e con la moto sono paragonabili alla ripetizione quindi leggo-ripeto, leggo-ripeto, leggo-ripeto e questo forma un solco.
Il termine scientifico per definire questo solco è traccia MNESTICA o ENGRAMMA, dove hanno sede i nostri ricordi: più il solco è profondo e più il ricordo sarà a lungo termine.
Nello specifico i 100 passaggi a piedi o i 50 passaggi in motorino sono equivalenti alla ripetizione, come ti scrivevo prima, invece i 3-4 passaggi con l’auto equivalgono alle tecniche di memoria, mentre la ruspa equivale ad un ricordo collegato ad una fortissima emozione.
Ecco come funziona la memoria
Ed eccoti quindi spiegato perché i metodi tradizionali di apprendimento spesso sono lenti, noiosi e poco efficaci.
Le tracce mnestiche create con la ripetizione non sempre sono durature, anzi spesso sono molto volatili e quindi i ricordi sfuggono, invece le tracce create con le tecniche di memoria o quelle collegate alle emozioni durano molto più a lungo.
Ne parlo in questo articolo in cui ti spiego nei dettagli cosa sono le tecniche di memoria e come funzionano.